25 novembre a scuola: educare contro la violenza di genere, ogni giorno

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Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, non è “solo” una ricorrenza da ricordare con un cartellone in corridoio.
Per la scuola rappresenta un momento chiave per lavorare su relazioni, linguaggi, stereotipi, uso dei social, gestione delle emozioni.

Gli studenti e le studentesse vivono già, spesso senza riconoscerle, dinamiche relazionali in cui compaiono gelosia, controllo, offese, ricatti emotivi, violenza digitale. Per questo il ruolo degli insegnanti è decisivo: la scuola può essere un presidio di prevenzione, consapevolezza e cambiamento culturale.

Il ruolo educativo della scuola nella prevenzione della violenza di genere

La violenza di genere non nasce all’improvviso in età adulta: si alimenta nel tempo attraverso messaggi impliciti, modelli culturali, stereotipi e relazioni non sane.

A scuola possiamo lavorare su tre piani:

  • Piano cognitivo
    • dare informazioni corrette su cos’è la violenza di genere;
    • far conoscere le sue diverse forme (fisica, psicologica, economica, sessuale, digitale);
    • collegare il tema a educazione civica, Costituzione, diritti umani, parità di genere.
  • Piano relazionale
    • costruire in classe un clima basato su rispetto, ascolto, cooperazione;
    • valorizzare la parola degli studenti e delle studentesse come risorsa;
    • intervenire su linguaggi discriminatori o sessisti, anche quando “sono solo battute”.
  • Piano emotivo
    • aiutare a riconoscere emozioni come rabbia, gelosia, frustrazione, paura;
    • proporre strategie per gestirle senza ricorrere al controllo o all’aggressività;
    • promuovere empatia e responsabilità verso l’altro.

La scuola non può sostituirsi ai servizi specialistici, ma può intercettare precocemente i segnali, dare strumenti di lettura e indicare percorsi di aiuto.

Riconoscere i segnali: quando la violenza comincia “in piccolo”

In adolescenza molti comportamenti problematici vengono normalizzati o romanticizzati. Lavorare con i ragazzi significa smontare false idee di amore e far emergere i segnali di relazioni tossiche. Alcuni esempi:

  • “Se non mi rispondi subito ti arrabbi, vuol dire che ci tieni” → controllo
  • “Dammi la password, se non hai nulla da nascondere non è un problema” → invasione della privacy
  • “Non uscire con loro, non mi piacciono i tuoi amici” → isolamento
  • “Se mi lasci mi rovini la vita, non puoi farmi questo” → ricatto emotivo
  • “Se non fai quello che voglio mando in giro i tuoi screen/foto” → violenza digitale

In classe si può lavorare facendo emergere questi comportamenti attraverso:

  • discussioni guidate su casi concreti,
  • questionari anonimi,
  • brainstorming su “cosa è amore e cosa non lo è”,
  • analisi di dialoghi o chat fittizie.

L’obiettivo non è “giudicare” i ragazzi, ma aiutarli a vedere ciò che spesso non riconoscono come problematico.

Strategie didattiche per lavorare sul 25 novembre (e non solo quel giorno)

1. Educazione emotiva e affettiva trasversale alle discipline

Non è solo compito di “scienze umane” o “religione”. In ogni disciplina possiamo:

  • proporre testi, personaggi, biografie che permettano di discutere di rispetto, diritti, discriminazioni;
  • usare casi storici o letterari per riflettere su ruoli di genere e rapporti di potere;
  • favorire attività cooperative in cui maschi e femmine collaborano in modo paritario.

2. Lavoro sul linguaggio e sugli stereotipi

Il linguaggio scolastico e di classe può rinforzare o indebolire gli stereotipi. Possibili attività:

  • raccogliere frasi comuni (“piangi come una femmina”, “sei un vero uomo se…”, “per una ragazza non è adatto”) e trasformarle in frasi inclusive;
  • analizzare insieme pubblicità, testi di canzoni, meme che veicolano ruoli di genere rigidi;
  • creare un “patto di classe sul linguaggio”: parole che vogliamo bandire, parole che vogliamo promuovere.

3. Educazione al digitale e alla violenza online

Con i preadolescenti e adolescenti è cruciale lavorare su:

  • rispetto dell’immagine altrui (foto, video, screen);
  • consenso nella condivisione dei contenuti;
  • gestione di chat di gruppo, commenti, like, esclusioni;
  • differenza tra conflitto e cyberbullismo / violenza digitale.

Si possono usare:

  • simulazioni di chat e role-play,
  • rubriche di “buona netiquette di classe”,
  • piccoli “codici etici digitali” scritti con gli studenti.

4. Percorsi verticali e continuità

Il tema della violenza di genere va calibrato per età, ma può essere affrontato lungo tutto il percorso scolastico:

  • Primaria: rispetto del corpo, confini personali, emozioni, relazioni amicali.
  • Secondaria di I grado: stereotipi di genere, linguaggio, uso dei social, primi legami affettivi.
  • Secondaria di II grado: relazioni sentimentali, dipendenze affettive, violenza digitale, diritti, aspetti giuridici di base.

Gestire i casi e lavorare in rete: cosa può (e deve) fare la scuola

Può capitare che, lavorando su questi temi, emergano confidenze, segnali, racconti. È importante che i docenti:

  • non promettano mai segretezza assoluta (“non lo dirò a nessuno”),
  • prendano sul serio ogni segnalazione, senza minimizzare,
  • condividano la situazione con il team docente e con il dirigente,
  • sappiano che esistono servizi sul territorio (consultori, centri antiviolenza, servizi sociali, sportelli di ascolto) a cui indirizzare gli studenti e le famiglie.

La scuola non è un servizio specialistico di cura, ma può:

  • essere porta di accesso a percorsi di aiuto,
  • offrire ascolto qualificato,
  • proteggere chi si trova in situazioni di rischio (es. attenzione alla riservatezza, gestione dei conflitti in classe, modulazione di verifiche/orali in momenti di forte difficoltà).

Lavorare in rete significa coinvolgere, quando opportuno:

  • colleghi di altre discipline,
  • referenti di istituto (bullismo, pari opportunità, inclusione),
  • sportelli psicologici scolastici,
  • associazioni e realtà del territorio che offrono percorsi educativi.

Proposte operative per il 25 novembre (adattabili per l’intero anno)

Ecco alcune idee strutturate che gli insegnanti possono facilmente declinare:

  1. “Non è amore se…” – laboratorio in classe
    • Gli studenti, in piccoli gruppi, elencano comportamenti che a volte vengono spacciati per amore (gelosia, controllo, possesso).
    • La classe costruisce insieme un poster:
      • Non è amore se… (controlla il telefono, decide come ti vesti, ti insulta…)
      • È amore se… (rispetta i tuoi tempi, ti ascolta, accetta la tua libertà).
  2. Decalogo delle relazioni sane
    Ogni gruppo elabora 3–4 punti. Alla fine si unificano in un decalogo di classe da appendere in aula.
  3. Analisi critica del linguaggio dei social
    • Portare esempi (anonimi) di commenti sessisti, body shaming, insulti di genere.
    • Chiedere agli studenti: “Come ti sentiresti se li ricevessi tu?”
    • Riformulare insieme gli stessi messaggi in modo rispettoso.
  4. Installazione simbolica a scuola
    • Scarpa rossa, nastro rosso, parole chiave scritte su cartoncini: “rispetto, libertà, consenso, cura, ascolto”.
    • Il prodotto finale può essere esposto in atrio con una breve spiegazione scritta dagli studenti.
  5. Restituzione finale e metacognizione
    Chiedere agli studenti di rispondere per iscritto a domande come:
    • “Che cosa hai scoperto di nuovo lavorando su questo tema?”
    • “C’è un comportamento che ora vedi in modo diverso?”
    • “Che impegno personale vuoi prendere nelle tue relazioni?”

Riflessione finale: educare oggi per spezzare il ciclo della violenza

Parlare di violenza di genere a scuola non significa “appesantire” i ragazzi, ma restituire loro strumenti di libertà:

  • libertà di dire no,
  • libertà di essere se stessi senza paura,
  • libertà di costruire relazioni non basate sul potere, ma sulla cura reciproca.

Ogni proposta didattica, ogni discussione, ogni parola attenta che scegliamo in classe contribuisce, nel tempo, a spezzare il ciclo della violenza.
La Giornata del 25 novembre è un punto di partenza, non un punto di arrivo: il lavoro quotidiano degli insegnanti può trasformare questa data in un percorso educativo continuo, che accompagna i ragazzi verso una società più giusta e più sicura per tutti e tutte.

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